NANDO DALLA CHIESA

da Capitano, mio Capitano, Limina 1999

Per la finale di Coppa Intercontinentale contro l'Independiente del 1964, l'Inter giunse a Baires per la partita d'andata e scoprì stralunata che anche il Mago aveva un'anima. Herrera volle tornare nei casermoni dove era nato quarantotto anni prima dal padre sevillano a dalla madre andalusa esuli per il mondo. Girò portandosi dietro il medico dell'Inter Angiolino Quarenghi; immaginò i suoi genitori, immaginò se stesso che nasceva lì un anno dopo la sorella Aurora per riemigrare a tre anni verso il Marocco, rivide la famigliola alla fame sul bastimento, si commosse. Si tramanda che in quella visita gli si rigarono le guance addirittura.

(...) La notte di San Silvestro del 1965 l'Inter era in ritiro ad Appiano Gentile. Il Mago diede disposizioni inflessibili: solito menu, a letto alle dieci. I giocatori non contestarono il ritiro; chiesero però di aspettare la mezzanotte e di fare un brindisi all'anno nuovo tutti insieme. Herrera fu irremovibile, avrebbe dato lui stesso l'esempio. Picchi organizzò allora il brindisi clandestino sull'onda di un passaparola che coinvolse quasi tutta la squadra.

In vista della mezzanotte andò in cucina, prese alcune bottiglie di spumante e le portò in sala riunioni. I giocatori accesero la TV per attendere il fatidico momento. Audio ben abbassato, massima vigilanza,calice pronto al brindisi, il video li portò sul casinò di Campione d'Italia. A un certo punto andò in onda una scena che sembrò la copia conforme di quella celebre di Totò, Peppino e la malafemmina. Come Totò e Peppino, con contorno di ballerine, appaiono a loro insaputa in video alle mogli abbandonate, così ai nerazzurri in ritiro apparve da Campione, seduto festosamente a un tavolo, un elegante Helenio Herrera con sorriso formato trentadue denti. Se n'era andato alla chetichella, il Mago, e s'era portato via la chiave.