Gianni Ranieri, La Stampa, 4 marzo 2000
Un tifoso interista che non dimentica, Egidio Mattiazzi, manda alla Stampa, via Internet, un messaggio accorato. Helenio Herrera, il Mago, è ancora e malinconicamente in attesa d’un decoroso sepolcro. Alle parole, acclude testimonianza fotografica. Che storia. Seguiamola con la signora Gandolfi, la vedova di Herrera.
"Fiora, mi raccomando. Saranno gli anni, ma sono diventato freddoloso. La tomba, quando arriverà il momento, la vorrei in faccia al sole. E posso chiederti un altro favore? Mi piacerebbe sentire il suono del mare". Sull’urna che contiene le ceneri del mago, il sole batte sì e no. Nel cimitero veneziano di San Michele in Isola, l’uomo che trasformò l’Inter in una magnetizzante star internazionale, attende una tomba. Il suono del mare? Una furibonda protesta. Anche le onde si uniscono ai fedelissimi tifosi: date a Helenio il sepolcro che merita un grande!
Un astioso giorno di pioggia, il 9 novembre 1997, Herrera ci lascia. A San Michele in Isola non ci sono posti al sole e neppure all’ombra. Fiora Gandolfi si affida a Massimo Cacciari, sindaco di Venezia e ammiratore del Mago. I cancelli di San Michele si schiudono e la signora Gandolfi va a fare una prima ricognizione accompagnata dagli addetti dall’Amav, che è la ditta che si occupa, stranezza degli abbinamenti, delle tombe e della spazzatura.
Il luogo c’è. Vi batte il sole e il mare gli accorda la sua musicale compagnia. ma oltre al luogo, esiste un non esiguo problema. Quell’angolo ideale è in affitto alla comunità valdese di Venezia. E’ a loro che bisogna chiedere il permesso per erigervi la tomba, che la signora Gandolfi, giornalista, scrittrice, pittrice (l’ultimo Herrera sembrava la mimesi calcistica di un baronetto) ha commissionato in elegante, crepuscolare stile bizantino-veneziano. Collocata l’urna in momentanea posizione di attesa, Fiora si presenta al reverendo Kleeman e gli illustra la situazione. I precedenti del Mago destano alcune preoccupazioni. Non battezzato, figlio di un anarchico che lo invitava a tenersi lontano dalle chiese, luogo di diavoli, Helenio non dimenticò mai quell’esortazione. Ma la dolcezza d’animo e la comprensione del reverendo Kleeman inducono a sperare. "Mi disse", ricorda la signora Gandolfi,"non disperi. Lo conoscevo Helenio, era un uomo che ragionava con una buona testa". "Il reverendo esamina il progetto della tomba", è ancora Fiora Gandolfi che parla, "lo trova adeguato, convoca il sinodo per la decisione finale. E arriva il sì. Mi ripresento all’Amav, quelli delle tombe e spazzatura, e li avverto che l’operazione sepolcro può partire". Ma proprio mentre i marmisti sono in piena creazione, ecco che il cielo (sarà per i diavoli di papà Herrera?) scaglia il suo fulmine sotte le sembianze di un’anziana professoressa di nome Hanna Franzoi, domiciliata a Venezia, che avrebbe dovuto partecipare al decisivo sinodo, ma era assente. "La Franzoi", dice Fiora Gandolfi, "prende fuoco, esplode. Chi, quel non cristiano? Chi, un tira-pedate?Fuori, fuori, lontano da noi!".
Trattandosi d’una reazione a crepitìo continuo, il reverendo Kleeman spiega alla signora Gandolfi che necessitano ulteriori riunioni. E alle numerose altre riunioni è seguita la scomparsa.
"Nessuno si fa più trovare", informa dolente la consorte di Herrera. Intanto gli scultori continuano a scolpire il costoso modello bizantino veneziano di incertissima sorte; i tifosi nerazzurri continuano a chiedere a Fiora Gandolfi "e allora, ci decidiamo a dare pace e decoro al vecchio re dell’Inter?".
E Fiora Gandolfi, tre giorni fa, spedisce una lettera a Rai Uno, rubrica "Italiani brava gente",affinché non soltanto Venezia, ma l'intera penisola conosca la romanzesca, cimiteriale realtà.
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