da La prima fetta di torta, Rizzoli 1977
Di lui si sa già molto e quando mette piede a Milano conferma subito la sua fama di conducator chiaccherone e polemico e anche quella di grande uomo di calcio, puntiglioso e instancabile. Don H.H. vuole conoscere tutto e tutti. Non si accontenta di visionare i giocatori della prima squadra e le riserve: vuole vedere alla prova anche i ragazzi delle giovanili per rendersi conto di persona delle forze che avrà a disposizione. Quando me lo trovo davanti provo una forte emozione: un testone nero con due occhi scuri, penetranti, che scavano come per leggermi dentro.
"Questo è il figlio di Mazzola, mister...", gli dice un dirigente.
"Sì, so... so. Gran giugador el padre. Vederemo, vederemo tu".
Secco e conciso nel suo italiano pittoresco, ecco come mi si presenta Herrera. Ho quasi la sensazione che si sia un po' scocciato. Al contrario degli altri dirigenti, Meazza escluso, che non hanno perso occasione per strombazzare ai quattro venti di avere con loro il figlio del grande Valentino, lui non dà alcuna importanza al nome, anzi con quel suo sguardo tagliente sembra voler subito farmi intendere che le raccomandazioni sono inutili e dannose".